Digestione, un tema da mandar giù, proprio come abbiamo iniziato a suggerire nel titolo di questo nuovo articolo. Si tratta della conseguenza naturale di un percorso di conoscenza e condivisione di sapere che abbiamo scelto di intraprendere qui con i nostri articoli. Sì, dopo aver parlato di dieta disintossicante, calcolo massa grassa, intestino, fegato, glicemia, pigrizia intestinale e gonfiore… non potevamo non guardare al processo nel suo insieme. Il nostro apparato digerente è passato attraverso migliaia di anni di evoluzione umana cambiando ben poco. Questo vuol dire che, per quanto concerne la nostra capacità di riconoscere e assimilare nutrienti, siamo ancora strettamente imparentati con gli antenati preistorici.
Di più, perché l’implicazione non così implicita di questo ragionamento è che, oggi, tanti cibi provenienti dalle catene industriali non siamo in grado di riconoscerli. Ma questo che cosa significa per noi, in buona sostanza? Significa che quando ingeriamo cibi edulcorati, raffinati, che attraversano processi industriali e che sono ricchissimi di grassi e zuccheri… il corpo non sa che farci. Soprattutto laggiù nel fegato, organo-laboratorio chimico che presiede una miriade di processi, non ultimo quelli del metabolismo. Cosa accade quindi al livello del fegato durante la digestione di certi cibi?
Digestione e fegato. Che cosa accade in quest’organo fondamentale quando immettiamo cibi ricchi di grassi, zuccheri e sostanze chimiche, come addensanti e conservanti?
Proprio il fegato crea le scorte di glicogeno che vengono immediatamente usate come energia dal corpo. Davanti a sostanze e prodotti che la nostra digestione gli consegna, e che non sono quelle cui l’apparato è abituato da migliaia di anni, sorge il dilemma: glicogeno o grassi e quindi scorte che si accumulano diventando adipe? Secondo voi, così disorientato, per cosa opta il fegato?
Esatto, chi di voi ha pensato che la maggior parte di questi alimenti ricchi di sostanze chimiche, edulcoranti e grassi industriali, vengano trasformato in grasso piuttosto che in energie, ha purtroppo ragione. Già soltanto quest’osservazione mette immediatamente in luce il problema fondamentale ed ormai atavico delle nostre generazioni post-belliche. Per intenderci, tutte le generazioni a partire dal boom industriale degli anni Cinquanta.
In termini di cattiva digestione, cosa è cominciato a cambiare dagli anni Cinquanta ad oggi?
Quello che è cambiato è che da allora abbiamo in qualche modo interferito con i normali processi di digestione che il corpo ha sempre conosciuto. A questo si devono molte patologie moderne legate sia alla cattiva digestione che all’accumulo di grassi in eccesso: dall’obesità al diabete (senza contare le ricadute su schiena e articolazioni), dai problemi intestinali ai tumori.
Tutto questo, complici i cibi industriali – non per forza quelli oggi comunemente descritti come junk food, ma anche quelli che il mercato fa percepire come sani e vende nei supermarket- ha peggiorato la qualità della vita. Diventati, generazione dopo generazione, sempre più succubi della percezione creata dal mercato rispetto alla verità, abbiamo messo in tavola accanto al fresco tanta materia che tale non è.
Questo ha naturalmente creato impatti negativi, come descritto poco fa, che vanno ben oltre la cattiva digestione. Ma attenzione, perché, oltre ai problemi di salute fisica -dai fastidi, allo sviluppo di intolleranze, passando per il sovrappeso, l’obesità ed i tumori- c’è altro.
Quindi il problema principale della digestione lenta nasce dal fatto che il nostro apparato non identifica questi cibi, fatica a processarli e, nel fegato, non sapendo che farne li trasforma per lo più in grassi?
Esattamente, basta togliere il punto di domanda a questo sottotitolo. Sì, il problema principale della digestione lenta e di tutte le problematiche via via più gravi che ne possono conseguire sta tutto qui. Alimenti di cui la tavola quotidiana spesso sovrabbonda, fatti con agenti e sostanze chimiche concepite per far durare di più il cibo. Oppure per conferire ad esso un aspetto più invitante, per renderlo più appetitoso al palato.
Un’alterazione di sapori e sostanze che snatura gli alimenti, offrendoci – tra merendine, snack salati, sughi pronti e altro- una vasta gamma di modi per interferire con la corretta digestione. Ma il peggio, come detto, accade poi nel fegato, organo deputato a molti processi chimici, legati in buona parte alla pulizia dell’organismo da tossine e scorie. Non solo, perché è lì che si stabiliscono ritmi e capacità di un metabolismo: cosa e quanto si trasforma in energia, e cosa invece diventa grasso di scorta.
In buona sostanza, come può essere riassunto il processo della digestione?
Abbiamo a questo punto già analizzando una parte consistente relativa agli aspetti più problematici. Ma, in buona sostanza, come possiamo schematizzare il processo della digestione? Stiamo parlando in questa sede del complesso sistema che ci consente di ricavare energia dal cibo. Vitamine, sali minerali, acqua, proteine, fibre, zuccheri, ecco tutto quello di cui il nostro corpo ha bisogno per vivere. Alcune di queste sostanze, poche per la verità, sono dette endogene in quanto prodotte dall’organismo stesso (come le vitamine del gruppo B).
Ma la quasi totalità di queste sostanze nutrienti derivano necessariamente dall’alimentazione e dall’idratazione, per cui sono elementi esogeni (provenienti dall’esterno). Lo scopo finale, dunque, è di estrapolare ciò che infine, attraverso il sistema linfatico e quello sanguigno, verrà portato alle cellule di tutto il corpo.
Non solo, perché come anticipato prima, verrà operata una suddivisione di cui si occupa per la gran parte il fegato: tra ciò che viene mutato il glicogeno, energia pronta al consumo o come scorta per le cellule, e ciò che diventa invece grasso. Il grasso serve entro una certa misura al corpo, sia come protezione dei tessuti che come riserva da convertire in glicogeno. Il tutto, nell’intestino, alla fine del viaggio, porta poi a scindere l’utile dallo scarto, che sarà espulso come escrementi.
La buona digestione comincia con la masticazione e le buone abitudini di vita, come NovaShape
Se dunque la digestione è il lungo processo che porta a convertire il cibo in nutrienti, suddividendo poi il glicogeno dal grasso, ed infine eliminare gli scarti di lavorazione, tutto parte dalla bocca. Lì, con il movimenti della mandibola, l’uso dei denti, della lingua e delle ghiandole salivari, avviene la conversione di ogni boccone nel così detto bolo alimentare. Questo, attraverso la deglutizione, passerà lungo il tubo digerente cominciando la sua lavorazione attraverso gli organi dell’apparato digerente. La primissima fase, la masticazione, è assolutamente cruciale.
Masticare con la bocca chiusa, evitando sia di introdurre aria che di parlare per evitare che il bolo occluda le confinanti vie respiratorie, è innanzitutto vitale. Inoltre, a parte l’ovvio vantaggio di gustare davvero ciò che si mangia, anche masticare lentamente è assolutamente fondamentale per una buona digestione. Si da in questo modo, boccone dopo boccone, l’agio e il tempo naturale a tutto l’apparato di elaborare ciò che si mangia. Ciò porta anche a saziarsi prima e meglio, evitare gonfiore e aria nella pancia, assimilare più nutrienti ed evitare maggiore conversione in grasso. Tutto quello che le sane abitudini di vita aiutano nel loro insieme a fare, come NovaShape.
Cattiva digestione sintomi e rimedi. Per contrastarla comincia a masticare bene, e prima di masticare vivi bene. Ecco in quale processo interviene l’integratore NovaShape
Mangiare cibi iper industriali e carichi di calorie provenienti da agenti edulcoranti, grassi industriali ed altro, porta ad accumulare grasso e mandare in tilt la digestione. A questo, quasi sempre, contribuiscono stress ed ansie della vita quotidiana e sedentarietà. L’apparato digerente è aiutato in modo vitale dalle corrette abitudini di vita. La postura corretta a tavola, il non darsi fretta e dedicarsi solo a ciò che si mangia, masticare lentamente assecondando i ritmi naturali della digestione. Tutte cose che la maggior parte di noi, immersi in quotidiano frenetico, dimentica di fare. Così come spesso ci si dimentica di volersi bene, prendersi cura di sé con uno stile di vita più attivo e alimenti più sani e naturali.
Mangiare bene, rieducare se stessi ai ritmi e alle cose più sane e naturali, questo porta ad una corretta masticazione e ad una buona digestione. Ad aiutarci in questo, oggi, c’è il supporto dell’integratore alimentare certificato e naturale NovaShape. Sicuro e alla portata di tutti, NovaShape contrasta pigrizia intestinale, gonfiore addominale e fame nervosa. Aiuta i processi digestivi, il cuore, e tiene sotto controllo i livelli di colesterolo e i parametri del metabolismo.
Digestione lenta e come evitarla. La prima cosa è la qualità e la pulizia degli alimenti che introduciamo, ma non è l’unica
Come abbiamo avuto modo già fin qui di spiegare, la digestione è un lungo e complesso processo che serve a tre cose: sintetizzare nutrienti, distinguere tra che cosa sarà glicogeno a consumo immediato e cosa di scorta, cosa diventerà grasso e che cosa scarto da espellere. La maggior parte di ciò è deputata al fegato, per la regolazione del metabolismo (cosa diventa energia e cosa grasso e a quali ritmi e quantità), ed all’intestino (assorbimento dei nutrienti da portare al corpo attraverso il sangue e sintesi degli scarti da espellere).
Quando mangiamo male, cioè introduciamo cattivi alimenti e/o lo facciamo di fretta, siamo preda di una digestione lenta e cattiva. Se assumiamo una postura sbagliata che non asseconda il meccanismo discendente e a favore di gravità del processo digestivo (come lo stare troppo distesi), se mastichiamo in fretta o a bocca aperta, ecco cos’altro turba la nostra digestione.
Ma bisogna considerare, nell’insieme delle cose, anche un altro fattore. Un trucco per evitare la digestione lenta ed il conseguente senso di appesantimento e torpore, è suddividere tutto in più pasti. Non solo non sovraccaricare con poche porzioni ma eccessive, o mangiare cibo pulito e poco condito. Bisogna evitare di mandare in confusione la digestione e l’assimilazione con cibi e nutrienti di natura diversa e di diverso pH. Quindi, non mischiare elementi più acidi con altri più basici, oppure carboidrati con proteine.
La digestione nel dettaglio: dalla bocca all’esofago
A questo punto, cari amici lettori amanti del benessere e delle buone abitudini di vita, è arrivato il momento di aprire il focus su come davvero funziona la nostra digestione. Come fin qui ampiamente spiegato, a parte il discorso dell’educazione alimentare (cibo sì, ma anche buone abitudini di vita), tutto parte dalla masticazione. Quindi è nella bocca, tra l’azione sminuzzatrice dei denti e quella compattante e corrosiva della saliva, che viene preparato il così detto bolo alimentare. Ogni bolo scenderà poi, spinto dalla lingua, attraverso laringe e faringe per raggiungere l’esofago, al di sotto della trachea e protetto dallo sterno. Capito ora perché mangiando di fretta o parlando durante la masticazione si rischia la vita?
L’esofago non è altro che una cavità elastica di circa 25 centimetri di lunghezza che collega bocca e stomaco, la successiva tappa di lavorazione del nostro bolo. In quella sacca elastica che conosciamo come stomaco, avviene una fase importante, grazie ai succhi che vengono secreti, di sintesi ulteriore del bolo. Pensate che ha una capacità di contenimento naturale di ben 3 litri! Il principale succo qui prodotto è l’acido cloridrico, il che fa dello stomaco un ambiente molto acido, cui quest’organo resiste grazie alle proprie pareti interne. Non scordiamo poi che l’acido cloridrico è la difesa naturale contro batteri provenienti dall’esterno! Ma non finisce qui…
Il viaggio nell’apparato digerente continua: dal duodeno al pancreas e all’intestino
Proseguiamo il nostro viaggio nel funzionamento della digestione proprio dove lo abbiamo lasciato poco fa. Siamo nello stomaco, dove l’azione dell’acido cloridrico processa ulteriormente il bolo alimentare al fine di convertirlo nel così detto chimo. L’azione dell’acido cloridrico attiva la pepsina, enzima che scinde le catene proteiche lunghe in catene corte e più semplici di amminoacidi. Attraverso il piloro avviene, con tempi abbastanza lenti, lo svuotamento gastrico. Il cibo lavorato fin qui si va a spostare dunque più in basso, nel duodeno, dove viene lavorato dagli enzimi secreti da pancreas e fegato.
Il pancreas produce principalmente bicarbonato di sodio, che abbassa l’acidità del chimo. La sua azione si basa su tre enzimi fondamentali: lipasi per processare i grassi, proteasi per le proteine e amilasi per gli zuccheri semplici. Oramai, giunto a questa fase della sua lavorazione, il chimo non è più altro se non un ammasso di nutrienti essenziali facili da processare.
Arriviamo quindi nell’intestino, che presiede a due processi fondamentali: assorbimento dei nutrienti da portare dal sangue alle cellule, sintesi ed espulsione degli scarti tramite le feci. Più precisamente, nell’intestino tenue, tramite i villi intestinali, avviene l’assorbimento. Mentre attraverso il retto, grazie alla flora batterica definita buona e costituita dagli Escherichia Coli, avviene la sintesi degli scarti sotto forma di feci.
Digestione ed ancora un fondamentale chiarimento in merito. La differenza tra assimilazione ed assorbimento
Il nostro affascinante ed utile viaggio alla scoperta del funzionamento della nostra digestione non può ancora dirsi del tutto completato. Ne abbiamo osservato nel dettaglio i processi, fase dopo fase. Ci siamo a lungo soffermati fin da subito su cosa voglia dire cattiva digestione o lenta e quali ne siano le cause. Soprattutto, in merito ai cattivi comportamenti alimentari (dal cibo spazzatura, alla postura passando per la fretta a tavola) abbiamo compreso come tutto ciò possa essere causa di scompensi e disturbi che vanno anche oltre il sovrappeso. Ma c’è ancora un piccolo ma importante aspetto da chiarire. Spesso utilizziamo le parole assimilazione ed assorbimento come se fossero quasi dei sinonimi, ma in realtà non è così.
Assorbire vuol dire portare al proprio interno qualcosa, inglobarla così com’è. Questo è il termine che attribuiamo nella digestione all’azione dei villi intestinali, che assorbono i nutrienti. L’assimilazione, invece, significa rendere simile a se stessi, quindi processare e mutare. Ciò avviene quando il cibo così com’è viene processato negli organi digerenti. Ma succede poi quando le catene corte di amminoacidi vengono ricomposte a formare, ad esempio, le proteine che servono ai processi di rigenerazione cellulare.